diete a confronto – parte 2

In questa seconda parte dell’articolo esaminerò ancora le diete low carb, ma quelle che prendono in considerazione anche altri parametri, il metabolismo, i gruppi sanguigni e la cronologia dell’assetto ormonale, considerando sempre i vantaggi e gli svantaggi.

LA DIETA A ZONA

La dieta a zona è un metodo alimentare ideato negli Stati Uniti dal biochimico Barry Sears. Il principio chiave è quello per cui, associando in modo corretto gli alimenti, è possibile controllare l’equilibrio di determinati ormoni prodotti dal nostro organismo (quali insulina, glucagone e eicosanoidi). In questo modo il corpo raggiunge un equilibrio in cui i grassi vengono utilizzati come fonte primaria di energia. Ad un’alimentazione equilibrata deve, poi, associarsi una moderata attività fisica, un’adeguata gestione dello stress e un’integrazione di Omega 3, carenti nell’alimentazione moderna. Il metodo si basa sul controllo dei picchi insulinici attraverso l’eliminazione dei cibi con indice glicemico troppo elevato (cioè in grado di fare salire la glicemia rapidamente), e sul controllo degli aspetti infiammatori generali attraverso un’integrazione con acidi grassi insaturi (omega 3 e omega 6) e moderato esercizio fisico.

La scelta degli alimenti deve ricadere, possibilmente, su quelli a basso indice glicemico limitando il consumo di grassi saturi.

Secondo le teorie di Sears, un pasto è equilibrato quando il 40% delle calorie deriva dai carboidrati, il 30% dalle proteine e il 30% dai grassi.

Il cardine intorno al quale ruota la dieta a Zona è il sistema dei blocchi. Il blocco è lo strumento che permette di abbinare correttamente i cibi, dal punto di vista sia della qualità che della quantità.

Ogni persona, a seconda dell’età, del sesso, della vita più o meno attiva che conduce, ha un diverso fabbisogno alimentare, che si traduce in un maggiore o minore numero di blocchi. Il blocco è quindi il mattoncino che, da solo o combinato con altri, costituisce la base di tutti i pasti della giornata.

Ogni blocco completo è composto da 3 blocchetti, o miniblocchi, di carboidrati, proteine e grassi

1 blocco = 1 miniblocco di carboidrati = 9 g + 1 miniblocco di proteine = 7 g + 1 miniblocco di grassi = 3 g

Sia i blocchi che i miniblocchi devono rispettare la proporzione 40-30-30 tra carboidrati, proteine e grassi. Ci sono delle tabelle che spiegano quali cibi portare in tavola per comporre un blocco e in quali quantità

Recentemente Barry Sears ha scritto un libro intitolato “La Zona Mediterranea” nel quale integra la dieta a Zona con la dieta Mediterranea, non quella falsa (ricca di pasta, pizza e pane), ma quella vera, quella di cui parlò Ancel Keys oltre sessant’anni anni fa, a base di pesce (ricco di acidi grassi Omega-3) e alimenti in cui abbondavano i polifenoli ed antiossidanti: la verdura, la frutta, l’olio extravergine d’oliva e, in modiche quantità, il vino rosso.

Vantaggi

La dieta a zona presenta indiscutibili vantaggi. Primo tra tutti quello di mantenere l’insulina entro una fascia determinata (detta, appunto, zona), prevenendo tutte le malattie connesse all’iperinsulinemia e inoltre, si mantengono bassi anche i valori di colesterolo. Inoltre, consente di essere più energici senza incorrere a quei momenti di scarsa lucidità tipici del post-pasto e ha un’azione positiva sul sistema immunitario

Svantaggi

Se ci si avvicina alla Zona Mediterranea da soli, senza particolari conoscenze nel campo della Nutrizione, la suddivisione dei Nutrienti in 40/30/30 ed il sistema per applicarlo, quello dei Blocchi e dei Blocchetti, può apparire complicato in un primo tempo e magari qualcuno potrebbe scoraggiarsi, ma il sistema “a occhio” o quello del piatto sono più semplici da applicare e per questo è consigliabile iniziare così. La regola del piatto consiste nel dividere il piatto in 3 parti e comporlo per il 30% all’incirca da alimenti proteici “buoni”, il resto da frutta e verdura e da una piccola quantità di pane o di pasta.

Adottando una Dieta Zona Mediterranea personalizzata e con il supporto di uno specialista, ci si accorge in breve che questo tipo di alimentazione è assolutamente alla portata di tutti e si rivela anche piacevole e di semplice esecuzione in qualsiasi situazione, a casa, da amici, al ristorante.

DIETA DEL SUPERMETABOLISMO

Il successo di questo regime alimentare, inventato da Haylie Pomroy pare sia dovuto alla veloce perdita di peso senza troppe rinunce. Lo scopo di questa dieta, è seguire un’alimentazione ricca di quei cibi che hanno evidenti effetti benevoli sul metabolismo, riattivandolo e bruciare, quindi, più velocemente le calorie ingerite.

Secondo la dieta del supermetabolismo, infatti, riattivando il metabolismo è possibile cominciare a perdere peso. Questo è reso possibile da un mix di cibi bruciagrassi, attività sportiva e un’alimentazione controllata non tanto nella quantità quanto nella qualità dei cibi scelti. La fame quindi è la nemica numero uno di questa dieta

La durata “ di base” è di 28 giorni ed è organizzato in 3 fasi successive che devono tassativamente essere svolte in successione e non possono essere intercambiabili. In tutte le fasi sono banditi alcuni alimenti  (farina di frumento, mais, tutti i latticini, soia in tutte le sue forme, alimenti OGM, tè, caffè, succhi di frutta, tutta la frutta secca non oleaginosa, zucchero in nessuna forma né dolcificanti, eccetto la stevia e lo xilitolo, e molti grassi “cattivi”.

La fase 1 (dura 2 giorni) è dedicata ai carboidrati. In questa prima fase si dovranno mangiare carboidrati complessi e zuccheri della frutta. Questa fase calma gli effetti degli ormoni dello stress.

La fase 2 (dura 2 giorni) è quella proteica, andranno, pertanto, mangiate moltissime verdure a foglia larga tipo le brassicacee, sono vietati tutti i grassi. Questa fase sblocca il grasso che si brucia più facilmente

La fase 3 (dura 3 giorni) è sicuramente la più divertente, si combinano le due fasi precedenti e si possono introdurre alcuni tipi di grassi buoni: olio EVO, avocado, noci, mandorle, e altra frutta secca oleaginosa. Questa fase è fondamentale per liberare gli ormoni che bruciano il grasso.

Importantissimo per far funzionare la dieta del supermetabolismo è fare tanta attività fisica. Il tipo di attività fisica da fare è da abbinare alla fase che si segue, quindi attività aerobica nella prima fase, attività di potenziamento nella seconda fase, attività dolci e rilassanti nell’ultima fase.

Vantaggi

La dieta del supermetabolismo non si basa su privazioni alimentari, educa al mangiare più vario e salutare per risvegliare il metabolismo, prevedendo una rotazione mirata di cibi. In questo modo è possibile stimolare o fare riposare gli organi del nostro corpo, intervenire sull’adipe e sulla massa magra dei muscoli.

Alcune regole di questo regime alimentare possono essere considerate valide per uno stile alimentare corretto (5 pasti al giorno, bere molta acqua, fare attività fisica, ridurre bevande gassate e alcolici).

Svantaggi

E’ difficile da seguire e stare senza grassi per quattro giorni e mangiare bilanciato (un giorno carboidrati, uno proteine) può portare stitichezza e  gonfiore. Molti cibi sono vietati, quindi è un regime difficile da mantenere in quanto una dieta, affinché funzioni, deve essere per sempre, e quindi deve contenere tutti i cibi che abitualmente consumiamo.

LA DIETA DEL GRUPPO SANGUIGNO

Secondo il dott. D’Adamo, ideatore di questa dieta, il gruppo sanguigno rappresenta un parametro importante di cui si deve tener conto. A ciascun gruppo sanguigno (0, A, AB, B) corrispondono caratteristiche genetiche che incidono sul sistema immunitario, il metabolismo, la predisposizione a intolleranze e, in definitiva, determinano qual è l’alimentazione migliore da seguire.

– il gruppo 0 è il gruppo primitivo appartenente ai primi cacciatori. Il soggetto presenta, quindi, un fisico atletico e una preferenza per il consumo di proteine animali. A questi soggetti è consigliata una dieta iperproteica a scapito di carboidrati, latticini e legumi. Il consumo di tali alimenti dovrebbe, poi, essere accompagnato da una quotidiana ed intensa attività fisica;

– il gruppo A è il gruppo degli agricoltori. Tali soggetti, quindi, beneficiano del consumo di vegetali e cereali da associare ad un’attività fisica rilassante (es. golf e yoga);

– il gruppo B è quello dei nomadi caratterizzati da un sistema immunitario e digestivo molto efficaci. A questi soggetti è permesso, pertanto, il consumo di latticini. L’attività fisica consigliata è quella in cui è notevole la componente mentale (es. tennis);

– il gruppo AB è, invece, enigmatico. A questi soggetti è consentito il consumo di qualsiasi cibo moderando, però, quello dei latticini.

Secondo D’Adamo in alcuni alimenti sono contenute particolari proteine, chiamate lectine, in grado di influenzare in modo diverso i vari gruppi sanguigni (A, B, AB e 0).

Ogni persona, in relazione al suo gruppo sanguigno, si dimostra intollerante nei confronti di alcune lectine. Queste proteine, una volta introdotte nell’organismo attraverso gli alimenti, sarebbero infatti in grado di attaccare i globuli rossi, agglutinandoli, determinando, in piccolo, effetti simili a quelli di una trasfusione dal donatore sbagliato.

Vantaggi

Chi sostiene la validità di questa dieta assicura che essa porta a un aumento della vitalità, a una perdita di peso, alla riduzione dei problemi digestivi cronici come l’asma, il mal di testa e i bruciori di stomaco. In generale, tutti dovrebbero trarre ispirazione dai consigli che riguardano il gruppo A: mangiare frutta e verdura.

Svantaggi

I gruppi sanguigni variano moltissimo tra le diverse popolazioni, senz’alcun collegamento con il tipo di dieta seguita durante l’evoluzione.

Riguardo le lectine, da un punto di vista scientifico, è dimostrato che queste non sono esclusive di ciascun alimento e quindi il consumo mirato non evita l’assunzione di lectine “cattive”. Inoltre, non è assolutamente provato che il loro contatto con i globuli rossi determini agglutinazione cellulare.
Inoltre, tale dieta finisce per comportare gravi carenze nei soggetti appartenenti ai diversi gruppi (in particolare 0 ed A) senza che ne segua alcun beneficio.

Esistono quindi molte perplessità su questo modello di dieta; va anche detto, però, che il ruolo del DNA nella dieta è oggetto di studi di ultima generazione.

Anche se le nostre interazioni con determinati cibi hanno sicuramente una base genetica, ma ancora non se ne conoscono tutti i meccanismi, è sicuramente più utile imparare ad ascoltare il nostro corpo, piuttosto che affidarsi a modelli senza solide basi scientifiche

In ogni dieta troviamo elementi interessanti, ma anche tanti alimenti vietati e schemi complessi da seguire, ma una dieta, affinché funzioni, deve essere per sempre, e quindi deve contenere tutti i cibi che abitualmente consumiamo e soprattutto un metodo che funziona deve essere semplice da seguire.

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