diete a confronto – parte 3

In questa terza parte dell’articolo parlerò della dieta dissociata e delle sue varianti più o meno estreme, considerando sempre vantaggi e svantaggi.

LA DIETA DISSOCIATA

La dieta dissociata è stata ideata negli anni ’30 dal dott. William Hay ed è largamente diffusa in ogni parte del mondo. Il concetto chiave è quello che determinati alimenti non debbano essere consumati all’interno dello stesso pasto o della medesima giornata, quindi, carboidrati e proteine vanno consumati separatamente, per limitare la produzione delle scorie. Questo vuol dire che se nello stesso pasto si assumono sia i carboidrati che le proteine, i tempi di assorbimento rallentano, così come la digestione, con la comparsa di gonfiore addominale, senso di pesantezza, acidità di stomaco, flatulenza, aerofagia e stitichezza.

Secondo Hay “lo stomaco non può promuovere contemporaneamente una digestione alcalina (adatta cioè per i carboidrati o zuccheri) ed acidificante (adatta per la digestione delle proteine).

Tra gli alimenti a digestione alcalina o basica troviamo: pasta, pane, patate, legumi, riso, prodotti da forno, miele, cioccolato, alcuni tipi di frutta (es. banane, castagne, noci, nocciole, ecc.), alcune verdure (es. cavolo verde). Tra i cibi a digestione acida: carni bianche e rosse, pesce, salumi, latticini, formaggi magri, yogurt, alcuni tipi di frutta (es. kiwi, ananas, mele, pere, albicocche, prugne, fragole, pesche).Questa dieta promuove il consumo di frutta e ortaggi, con effetto disintossicante, preferendo i farinacei integrali ed evitando gli alimenti troppo raffinati (farina bianca, zucchero ecc.), moderando il consumo di proteine; Occorre, poi, far passare almeno 4 ore tra un pasto e l’altro per completare al meglio i processi digestivi, evitando di associare, nello stesso pasto, proteine di natura diversa (es. carne con pesce, latticini e legumi ecc.) o carboidrati di natura diversa (es. pasta e pane) o frutta con molti carboidrati (es. banane e pane) per evitare di allungare i tempi di digestione. E’ bene evitare di inserire dolci e frutta nei pasti principali.  Il consumo di carboidrati deve essere massimo durante i primi pasti della giornata e diminuire man mano che ci si avvicina alla sera; la cena, pertanto, deve essere ricca di proteine e quasi del tutto priva di carboidrati (fanno eccezione le verdure e i prodotti integrali). Il pasto principale deve essere consumato tra le 13 e le 16 di pomeriggio.

Vantaggi

Le considerazioni scientifiche relative al processo digestivo sono corrette. E’ vero, infatti, che i dolci e la frutta zuccherina andrebbero consumati da soli e lontano dai pasti, in quanto i carboidrati semplici vengono digeriti ed assimilati molto lentamente, mentre gli alimenti ricchi di amido, richiedono un processo più laborioso che si completa nell’intestino tenue. E’ altrettanto vero che i grassi, a causa del loro effetto ritardante sulla secrezione di acido cloridrico nello stomaco, rendono più problematica la digestione proteica mentre favoriscono quella degli amidi, che migliora in un ambiente vicino alla neutralità. L’obiettivo della dieta dissociata è proprio quello di migliorare al massimo la digestione, agendo proprio sulla trasformazione del cibo in sostanze facilmente assimilabili dall’organismo.

Altri punti a favore sono: la raccomandazione di un consumo elevato di frutta e verdura e il consiglio di evitare gli zuccheri raffinati e gli amidi.

Svantaggi

Dieta monotona e poco variegata

La separazione delle varie componenti alimentari in pasti separati, che produce, appunto, un’accelerazione del processo digestivo, può scatenare la sensazione di fame e questo può far abbandonare la dieta. Inoltre, la stragrande maggioranza degli alimenti semplici contiene già una mescolanza di macronutrienti, quindi ha poco senso una divisione così netta tra gruppi alimentari, anche perché un organismo umano sano e senza problemi di salute sa tollerare le associazioni di nutrienti più diverse, senza difficoltà. 

Il pasto di soli carboidrati può causare una iperproduzione di insulina, con relativo accumulo di grasso, abbinato a effetti infiammatori.

DIETA MONTIGNAC

Variante della dieta dissociata, la dieta Montignac ha molti seguaci, soprattutto tra gli uomini d’affari, perché permette di associare cura dimagrante e pranzi e cene d’affari.

Secondo l’Autore, non è importante calcolare le calorie degli alimenti ma ciò che realmente conta è l’indice glicemico (IG). L’indice glicemico è la velocità con cui s’innalza la glicemia (glucosio nel sangue) in seguito all’assunzione di un determinato alimento. Parallelamente alla glicemia s’innalza anche l’insulinemia (insulina ematica) in modo da riportare la glicemia ai livelli basali.
Nelle ultime edizioni l’Autore batte molto sul tasto dell’iperinsulinismo come causa primaria dell’obesità.

Questa dieta raccomanda di eliminare gli alimenti ad alto indice glicemico (patate, carote, rape, pane bianco, pasta…) che provocano una secrezione d’insulina, e quindi la crescita di cellule adipose. Allo stesso modo, vieta alcuni tipi di associazione tra grassi e zuccheri o proteine animali e farinacei. Ad esempio, le patatine fritte, che associano glucidi e lipidi, sono fa evitare ad ogni costo.
In compenso, si possono mangiare proteine e lipidi a volontà, dal momento che vengono consumati da soli. La frutta è autorizzata, ma solamente lontano dai pasti. I cereali devono essere integrali per ridurne l’indice glicemico.

Dopo due-tre mesi si può passare alla fase 2 (mantenimento). Ma se si riacquista peso occorre star pronti a fare marcia indietro.

La dieta Montignac vieta severamente di saltare i pasti ed esclude alimenti come zucchero industriale, farina bianca, riso bianco, patate, alcolici, caffé forte. Dopo un pasto glucidico si devono aspettare 3 ore prima di consumare lipidi e 4 ore dopo un pasto lipidico prima di consumare glucidi.

Vantaggi

Un aspetto positivo è l’attenzione verso un miglior controllo dei picchi insulinici attraverso cibi a basso indice glicemico, ma non tiene minimamente conto del carico glicemico (quantità di glucidi introdotti con la dieta) e della percentuale di carboidrati semplici, che non dovrebbe superare il 10-12% delle calorie totali.

Una dieta di questo tipo è utile in caso di sindrome metabolica o diabete di tipo II, poiché riduce la risposta insulinemica

Diversamente dalle diete tradizionali, la dieta Montignac permette di mangiare quanto si vuole, a condizione di scegliere i cibi giusti e le associazioni giuste. Inoltre, il consumo dei cereali integrali, non raffinati, fa bene alla salute.

La dieta Montignac è consigliata a coloro che accumulano peso in virtù di un metabolismo che lavora con lentezza e va riattivato.

Svantaggi

Questa dieta è realmente efficace e non favorisce la ripresa di peso rapida dopo il ritorno ad un’alimentazione normale, tuttavia la dieta raccomandata è a volte troppo ricca di lipidi e povera di glucidi, con ricadute negative sul sistema cardiovascolare e sulla massa muscolare. Inoltre, può favorire la stanchezza.

Il notevole consumo di alimenti proteici inclusi nella dieta la rendono problematica per chi ha problemi al cuore o ai reni. La riduzione dei carboidrati può essere controindicata nei casi di ipoglicemiA.

In realtà, la dieta Montignac è una dieta ipocalorica camuffata: il peso cala semplicemente perché si mangia meno, in media il taglio di calorie è del 25%.

CRONODIETA

La cronodieta è stata ideata da uno studioso italiano, il dottor Mario Todisco

Questo regime alimentare sostiene che non è solo la quantità delle calorie assunte nell’arco della giornata a determinante la riuscita della dieta, ma anche il momento in cui i cibi vengono consumati; perché a seconda dell’ora, possono essere immagazzinati o utilizzati come fonte energetica.

La cronodieta ci impone di rispettare i ritmi del nostro organismo e quelli naturali. Sarebbe dunque preferibile nutrirsi di cibi di stagione.

Questa strategia alimentare si basa sulle variazioni circadiane di diverse funzioni biologiche, che a loro volta si basano sulle variazioni ormonali durante la giornata.

E’ quindi importante non solo come e quanto mangiare, ma anche quando mangiare.

Vediamo quali sono i ritmi circadiani di quegli ormoni di immagazzinamento/consumo che condizionano l’alimentazione:

1. Insulina: prodotta dal pancreas, è un ormone di immagazzinamento; i suoi eventuali sbalzi portano allo stoccaggio di lipidi all’interno del tessuto adiposo. Inoltre blocca l’enzima deputato alla scissione dei trigliceridi (che rappresentano quasi tutto il grasso corporeo)

2. Ormoni corticosteroidi: prodotti dalle ghiandole surrenali, rappresentano l’antagonista dell’insulina. Essi favoriscono il trasporto del glucosio nella cellula e la diminuzione del suo impiego. Questo porta alla scissione dei trigliceridi e all’utilizzo dei loro componenti come fonte energetica.
Il loro picco massimo è fra le 07.00 e le 08.00 del mattino, ma rimangono abbastanza alti fino al primo pomeriggio, mentre il picco minimo coincide con le prime ore di riposo notturno (22-24)

3. Ormoni tiroidei: prodotti dalla tiroide, attivano il metabolismo, utilizzando il cibo per ricavare energia anziché accumularlo come grasso. Essi sono ai massimi livelli dalle 13 alle 16.

4. Ormone della crescita o GH: prodotto dall’ipofisi, permette in età adulta, lo sviluppo della massa muscolare a discapito di quella grassa.
Raggiunge il suo picco di produzione dopo le prime ore di sonno Raggiunge il suo picco massimo intorno alle 24 e fa registrare i suoi valori minimi dalle 8 alle 20. Favorisce la sintesi proteica (aumenta le masse muscolari) e stimola la lipolisi (utilizzazione dei grassi a scopo energetico).

La colazione, pertanto, dovrà essere abbondante e apportare una buona quota di carboidrati, poiché in questa fase della giornata l’azione liposintetica e anabolica dell’insulina è contrastata dagli ormoni corticosteroidei (cortisolo).

Il pasto più abbondante va effettuato dalle 13 alle 16 del pomeriggio, in modo che l’elevata produzione degli ormoni tiroidei converta quello che mangiamo in energia. L’unica accortezza è quella di non unire ai carboidrati le proteine. Pasta e carne, per esempio, forniscono entrambi un ingente quantitativo di calorie e, quindi, suddividerle in modo equo nel corso della giornata risulta di grande aiuto nello smaltimento e successiva conversione in energia.

La cena deve essere composta da proteine con la quasi totale eliminazione dei carboidrati in modo da non intaccare il picco notturno del GH e favorire la costruzione di massa muscolare, che avviene soprattutto durante la notte.

Il profilo ormonale che si instaura nelle ore serali favorisce, infatti, l’utilizzo dei grassi a scopo energetico e la costruzione di massa muscolare durante la notte.

Vantaggi
Un buon consiglio è quello di consumare gli alimenti distribuendoli in 4-5 pasti al giorno.
Viene ribadita l’importanza della colazione.
Completezza qualitativa degli alimenti, dato che la dieta comprende tutti i gruppi alimentari.

Svantaggi

Da un punto di vista nutrizionale, la cronodieta può essere definita come una dieta dissociata, che si basa sul principio che i cibi finiscono per farci accumulare grasso in funzione di quando vengono assunti.

I cibi non vengono pesati, pertanto, chi si sottopone alla dieta è libero di stabilire autonomamente quanto mangiare, alla lunga questo potrebbe rivelarsi controproducente.

Rispettare i ritmi metabolici e ormonali dell’organismo è uno dei fattori importanti nella dieta, ma non è quello più importante e soprattutto non ci si può basare solo su questo aspetto, trascurando gli altri. Un fatto importante da prendere in considerazione è che nella società attuale il ritmo ormonale risulta spesso squilibrato e addirittura invertito, quindi, questo tipo di dieta potrebbe risultare priva di fondamento

Inoltre, sembra dimostrato che consumare solo carboidrati in un pasto, causa in qualsiasi momento della giornata, un’iperproduzione di insulina necessaria per contrastare l’aumento glicemico.

Oltre ad un facilitato accumulo di grasso, l’iperinsulinemia contribuisce alla comparsa prematura del senso della fame; al contrario il consumo di un pasto equilibrato, oltre a mantenere relativamente costanti i livelli di glicemia e di insulina, rallenta la digestione e contribuisce a dare un senso generale di sazietà.
La raccomandazione  di base  è affascinante: rispettare i ritmi dell’organismo e quelli della natura, ma non si considera che noi viviamo in città tra smog, rumore, stress e fumo di sigarette. L’ideale sarebbe mangiare i cibi di stagione, ma adesso noi troviamo tutti i cibi per tutto l’anno, quindi, anche i ritmi della natura non vengono più rispettati.

DIETA DEL DOTTOR LEMME

La dieta Lemme è un metodo tutto italiano per dimagrire velocemente senza la necessità di fare troppe rinunce: è stata ideata dal dottor Alberto Lemme, il quale propone un’alimentazione basata sull’esatta combinazione biochimica degli alimenti.

L’ideatore considera l’alimentazione da un differente punto di vista, partendo da princìpi medici e biochimici: a suo parere, per combattere il sovrappeso e per mantenersi in forma a lungo, è essenziale comprendere le reazioni prodotte dai cibi una volta ingeriti.

Per tale motivo ci si dovrebbe attenere a cinque fattori fondamentali, che sono nello specifico l’indice glicemico degli alimenti, la loro composizione chimica, l’orario in cui vengono ingeriti, il modo in cui li si associa durante lo stesso pasto e il contenuto enzimatico.
Ciò che deve essere considerato non è il potere calorico degli alimenti, ma la loro azione biologica. Mangiando correttamente si andrà dunque ad accelerare il metabolismo e a dimagrire in modo naturale, dai 7 ai 10 chilogrammi circa nell’arco di un solo mese.

La filosofia della dieta Lemme, si basa sul rifiuto del conteggio delle calorie facendo invece una netta distinzione  tra alimenti ammessi ed alimenti totalmente vietati.

La dieta Lemme detta “dieta degli spaghetti a colazione”, sostiene di poterti far perdere 10 chili in un mese, proclamando che per perdere i chili di troppo bisogna impostare un programma alimentare basandosi sul valore biologico degli alimenti e non su quello calorico, dove i cibi consentiti si possono consumare in quantità illimitate.

La dieta Lemme privilegia proteine e grassi, mentre esclude quasi totalmente dal menu la frutta e la verdura, ammettendone solo quei tipi biochimicamente adatti. I carboidrati dovranno esser assunti soltanto al mattino poiché donano energia e potranno esser smaltiti facilmente nel corso della giornata, mentre a pranzo e cena si dovrà mangiare a base di carne o di pesce. I cibi consentiti possono esser consumati in quantità illimitate e senza tener conto delle calorie, ma nonostante ciò ci sono moltissime restrizioni.

Vediamo a grandi linee la dieta del dott. Lemme:

la prima colazione dovrebbe esser fatta entro le 9:30 del mattino, il pranzo tra le 12 e le 14 e la cena invece tra le 19 e le 21. Concessi due spuntini, uno a metà mattinata (tra le 10 e le 11) e l’altro a metà pomeriggio (tra le 16 e le 17), in cui si potrà mangiare un limone a spicchi e un tè.

Eliminare zucchero, dolcificanti, aceto, pomodori, carote, vino, pane, latte e derivati.

A detta del farmacista di Desio, alcuni alimenti, come ad es. il pomodoro, anche pochi grammi, stimolano l’insulina, che in biochimica è l’ormone che produce il tessuto adiposo, più insulina viene stimolata più tessuto adiposo si forma. Se ingeriamo anche pochi grammi di pomodoro quindi stimoliamo l’insulina che andrà a formare circa mezzo kg di tessuto adiposo

Niente sale, neanche nell’acqua della pasta. Mai abbinare carne e pasta, proteine e carboidrati.

Bevande: acqua, anche gasata, caffè e thè senza zucchero. Lemme sostiene che il caffè e il tè contengono sostanze che fanno dimagrire, poiché stimolano ormoni che hanno effetti opposti all’insulina quindi favoriscono il dimagrimento. Uno di questi ormoni è, ad esempio, l’adrenalina che ha l’effetto opposto stimolando la lipolisi, ovvero il dimagrimento biologico.

Liberi: olio d’oliva, meglio se extra vergine, peperoncino, pepe, prezzemolo, aglio, limone, salvia, rosmarino, basilico, timo, cipolla, crusca per impanare. Cotture permesse: tutte, anche la frittura.

La dieta Lemme si compone di due fasi, una volta alla perdita di peso e l’altra invece di mantenimento.

Nella seconda fase, di mantenimento, si potranno reintrodurre nella dieta alcuni tipi di verdure, come carciofi, asparagi, funghi e spinaci.

Dopo la prima fase di dimagrimento e la successiva di mantenimento, il soggetto potrà poi continuare a seguire questa filosofia alimentare avendo assunto piena consapevolezza di quali sono gli alimenti che lo fanno ingrassare e quali le combinazioni di cibi ammesse.

Lemme sostiene che fare sport è inutile, perché non serve per dimagrire in quanto le proteine da sole bastano a farti perdere i chili di troppo e a farti crescere i muscoli e renderti tonico.

Vantaggi

Dimagrimento miracoloso: solo nel primo mese si possono perdere fino a 10 kg.

Non impone un conteggio delle calorie/porzioni ingerite, per quanto riguarda gli alimenti concessi. Permette dunque di saziarsi a sufficienza, limitando il senso di sacrificio solitamente associato ad un regime dimagrante. Non esclude la pasta, la carne e i metodi di cottura come la frittura, andando, quindi, incontro alle esigenze di chi ama mangiare in modo sostanzioso e saporito

Miglioramento della cellulite: si può distruggere tutto il tessuto adiposo localizzato

Svantaggi

Dieta monotona: il menu varia  ogni due giorni, ma si mangiano più o meno gli stessi alimenti.

Rischio di danni ai reni e fegato: la dieta è proteica con un affaticamento per fegato e reni, per questo motivo è consigliato di bere moltissimo.

La dieta Lemme esclude del tutto frutta e verdura, che dovrebbero esser consumate invece per almeno cinque porzioni al giorno, e pertanto a lungo andare potrebbe causare diverse carenze nutrizionali, stitichezza, gonfiori, danni a livello metabolico, ipercolesterolemia e un indebolimento generale del sistema immunitario.

Calo di pressione: limitare il sale non può fare che bene, ma eliminarlo del tutto può portare danni, infatti, questa dieta è sconsigliata durante la gravidanza

Difficile abituarsi: abitudini strane come la pasta o le cipolle al mattino sono difficilmente applicabili.

Errato il concetto che lo sport non sia importante: lo sport, oltre ad essere fondamentale per il modellamento del fisico, fa bene alla mente e ringiovanisce il cervello.

Le diete dissociate, come altre “diete miracolo”, nascono spesso da un’esperienza personale e non da attente valutazioni e sperimentazioni; ma i presunti risultati ottenuti da un singolo soggetto non possono essere generalizzati a tutti in assenza di trial medici e studi scientifici.

Nel prossimo articolo valuteremo le diete che possono prevenire e migliorare la nostra salute.

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